MANIFESTO VERSO UN SISTEMA MONDIALE DI COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DEI TERRITORI - Universitas Forum, Vol. 5, No. 1, Maggio 2016
MANIFESTO
MANIFESTO
VERSO UN SISTEMA MONDIALE DI COOPERAZIONE PER LO SVILUPPO DEI TERRITORI

Quest’iniziativa è lanciata, in occasione di Expo 2015, dalle reti internazionali degli attori pubblici, associativi e privati dello sviluppo locale. Questi attori sono convinti che la produzione, il commercio e il consumo di alimenti possa essere la base per uno sviluppo armonico ed equo. Se tutti collaborano, infatti, il territorio dove si vive e si lavora può diventare attraente, accogliente e ricco di relazioni economiche e culturali con territori di paesi diversi.

Forti dei loro buoni risultati, gli attori dello sviluppo territoriale propongono ai Governi, alle Organizzazioni Internazionali, alle Banche, alle Fondazioni, alle Associazioni e al Settore Privato di lavorare insieme per creare il Sistema Mondiale di Cooperazione per lo Sviluppo dei Territori. La creazione di questo Sistema, con i tanti programmi di sviluppo che potranno essere finanziati in tutti i paesi, è uno dei risultati più duraturi che Expo possa produrre.

I Padiglioni stanno facendo conoscere ciascuno le proprie esperienze di successo, ma con quest’iniziativa possono collaborare tra loro per creare uno strumento di lavoro che rimarrà dopo la fine di Expo.

Noi, attori delle amministrazioni pubbliche locali, delle associazioni e del settore privato,

  1. Noi, che viviamo e lavoriamo insieme sul territorio, animiamo milioni di Collettività Locali di tutti i paesi, valorizziamo le nostre risorse naturali, culturali e umane, operiamo perché lo sviluppo sia più equilibrato, giusto, inclusivo e sostenibile, siamo pronti a contribuire all’Agenda 2030 di sviluppo delle Nazioni Unite e partecipiamo con entusiasmo a Expo 2015 perché riconosciamo che la produzione, commercio e consumo di alimenti è l’asse portante di ogni politica di sviluppo economico e sociale di molti Paesi del mondo.
  2. Costatiamo che i finanziamenti investiti nelle politiche di sviluppo e di cooperazione internazionale, se usati con modalità non in linea con le politiche sull’efficacia degli aiuti sviluppate dalla comunità internazionale, non permettono di ottenere i risultati sperati e, in particolare, non riescono a combattere adeguatamente la fame, la povertà, la disoccupazione, le tensioni sociali, la violenza, le ingiustizie e il degrado ambientale.
  3. Abbiamo partecipato alle riflessioni della comunità internazionale sui limiti della cooperazione e, in particolare, conosciamo i risultati dei Fori di Roma, Parigi, Accra e Busan sull’efficacia dell’aiuto allo sviluppo, che hanno criticato l’eccessivo protagonismo dei governi donatori, la mancanza di coordinamento degli interventi, la scarsa considerazione delle autorità nazionali e locali dei paesi e la poca attenzione ai bisogni e al coinvolgimento delle persone che si vorrebbero aiutare.
  4. Condividiamo la generale opinione che le risorse destinate allo sviluppo e alla cooperazione siano spes so usate in maniera poco efficace ed efficiente e riteniamo, in particolare, che questo avvenga perché i finanziamenti:
    • sono decisi e gestiti in forme eccessivamente centralizzate, che privano gli attori locali delle informazioni necessarie e delle occasioni per contribuire attivamente ai processi dello sviluppo e impediscono a gran parte degli uomini e delle donne di esprimere le loro capacità creative e costruttive. In particolare, non favoriscono adeguatamente i processi di consultazione dei diretti protagonisti dello sviluppo locale e tra questi, soprattutto le donne, portatrici spesso inascoltate di “saperi” indispensabili per la valorizzazione dell’economia del territorio;
    • sono destinati a programmi e progetti autonomi e settoriali (agricoltura, industria, salute, educazione ecc.), spesso di breve periodo (in media tre anni), che si sommano e si sovrappongono tra loro, ma non sono sempre parte di una strategia coerente e di medio e lungo periodo per risolvere i problemi della disoccupazione, d e l l a f ame , della povertà, della diseguaglianza, dell’esclusione e degli altri squilibri dello sviluppo; problemi complessi che, invece, necessiterebbero un lavoro congiunto di tutti i settori e tutte le professioni;
    • sono assegnati con gare e procedure di valutazione che costituiscono barriere burocratiche, restringono l’accesso alle decisioni, accrescono la frammentazione, non assicurano la trasparenza e contribuiscono a disperdere le risorse e a limitare l’impatto.
  5. Siamo da anni impegnati in migliaia di buone esperienze di sviluppo a livello locale che hanno saputo trovare soluzioni efficaci a molti problemi creati dalla frammentazione economica, dalle dinamiche di esclusione e discriminazione, dalla burocrazia, e che hanno saputo fare in modo che la produzione locale e biologica degli alimenti, la loro commercializzazione in efficaci “filiere” e il loro consumo intelligente siano un’occasione di buona convivialità, buon turismo e progresso economico e culturale.
  6. Intendiamo lo sviluppo come il processo attraverso il quale le società umane cercano di assicurare la soddisfazione dei bisogni di sopravvivenza, benessere e sicurezza a livello globale. Sappiamo che fino ad ora questo processo, insieme a molti buoni risultati, ha anche prodotto, in tutti i paesi, esclusione, violenza e gravi danni all’ambiente, e siamo in grado di contribuire al cambiamento delle politiche di sviluppo nazionale e globale per far fronte in maniera più efficace ai pericoli che minacciano il futuro di tutti.
  7. Crediamo che le donne siano attrici fondamentali dello sviluppo locale, poiché il lavoro “di cura” che esprimono nella gestione delle relazioni, dei consumi e della biodiversità, se non discriminato, rende il territorio capace di valorizzare gli usi e i costumi locali trasformandoli in straordinarie opportunità per attivare processi profondi di cambiamento, per generare esperienze di scambio, di condivisione, di contaminazione, attivando inediti processi di arricchimento per la comunità.
  8. Costruiamo da tempo collegamenti internazionali di attori del territorio impegnati a innovare e promuoviamo, ad esempio, le reti dei Distretti Biologici, delle Agenzie di Sviluppo Economico Locale, delle Città Slow, delle Comunità Emblematiche della Dieta Mediterranea, dell’Economia Sociale, della Lotta contro l’Esclusione Sociale, dei Parchi Naturali, delle Innovazioni per lo sviluppo territoriale, della Cooperazione Decentrata, del recupero delle pratiche tradizionali nell'agricoltura, delle Università collegate al territorio e tante altre.
  9. Siamo alla base del funzionamento di tutte le società, perché le nostre istituzioni sono le più vicine ai bisogni delle persone e le aiutano a contribuire in modo decisivo alla ricchezza nazionale, ma lamentiamo di non avere i poteri e le risorse indispensabili per assumere adeguatamente le nostre responsabilità nei processi dello sviluppo.

Pertanto

  1. Riteniamo necessaria la creazione di un Sistema Mondiale di Cooperazione per lo Sviluppo dei Territori capace di sostenere, in tutti i paesi, le politiche e i programmi in favore del decentramento democratico, della partecipazione attiva degli uomini e delle donne, e dell’uso meno frammentato e più razionale delle risorse che s’investono nello sviluppo e nella cooperazione.
  2. Concepiamo il Sistema Mondiale come uno strumento finanziario internazionale per promuovere e sostenere lo sviluppo locale partecipato, cioè quello realizzato insieme dagli attori pubblici, associativi e privati sul proprio territorio.
  3. Pensiamo al Sistema Mondiale come a un mezzo innovativo, capace di contribuire efficacemente a superare i limiti correnti dello sviluppo e della cooperazione, perché sostiene strategie e piani di sviluppo locale partecipato che partono dalla base, valorizzano le buone esperienze di successo e aiutano a diffonderle, inf luenzano i l cambiamento del le pol i t iche e prat iche nazional i e subnazional i grazie al le evidenze prodot te dal le esperienze local i , stimolano il cambiamento con idee e mentalità nuove, e si propongono di fare della produzione agricola e dell’alimentazione sana e sostenibile un mezzo per costruire insieme, dappertutto, territori e paesaggi attraenti.
  4. Siamo convinti che la partecipazione diretta degli attori e delle attrici dei territori sia un presupposto indispensabile della democrazia e dello sviluppo di qualità a tutti i livelli e che questa si possa realizzare meglio sul territorio a livello locale, come dimostriamo nelle nostre esperienze.
  5. Desideriamo che i finanziamenti dei governi centrali e delle organizzazioni internazionali dedicati allo sviluppo e alla cooperazione internazionale siano trasferiti, quando esistono i presupposti, alle amministrazioni locali che s’impegnano a usarli per lo sviluppo armonico e internazionalizzato del proprio territorio attraverso il dialogo e la concertazione permanente e trasparente con tutti gli attori economici e sociali, pubblici e privati, per esempio attraverso la promozione di comitati locali di sviluppo partecipato, patti territoriali, spazi di dialogo fra attori sociali e istituzioni locali e subnazionali o altre forme di lavoro comune che coinvolgano attivamente i cittadini e i governi del territorio.
  6. Desideriamo avere il migliore appoggio tecnico in tutti i campi dalle strutture specializzate, dalle università e dai centri di ricerca, per diventare sempre più capaci di gestire la complessità dei processi dello sviluppo locale e globalizzato, anche attraverso un dialogo costruttivo basato sulla complementarietà con strutture nazionali e sovranazionali.
  7. Siamo promotori convinti degli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e siamo impegnati sia a ridurre la povertà, la fame, il degrado ambientale, i pericoli per la salute, gli ostacoli all’accesso all’informazione, all’educazione e alla cultura, le discriminazioni di genere e ogni forma di esclusione, sia a valorizzare il patrimonio naturale, a trasformare le economie per renderle più inclusive, a promuovere la pace, a creare istituzioni trasparenti e affidabili, e a costruire una cooperazione internazionale basata s u l l a solidarietà, sul reciproco interesse, sul rendere conto del proprio operato e sulla ricerca del bene comune.
  8. Riteniamo che il nostro approccio territoriale allo sviluppo sia il solo in grado di correggere i limiti dell’approccio settoriale corrente e siamo orgogliosi di dimostrarlo nelle nostre esperienze. In particolare sappiamo correggere i limiti e i problemi causati:
    • dalle politiche agricole ed economiche, che non investono abbastanza sul territorio e che non valorizzano abbastanza l’agricoltura biologica, le produzioni locali, il consumo di prossimità, le risorse naturali, sociali, economiche e culturali locali, l’energia pulita e gli altri apporti innovativi delle nostre buone esperienze;
    • dall’inurbamento, dalle emergenze derivanti da disastri naturali e dell’abbandono delle campagne, cercando nuovi equilibri tra lo sviluppo urbano e quello rurale; tra tempi di vita e di lavoro;
    • dalla mancanza diffusa di partecipazione e dalla deresponsabilizzazione, offrendo molte occasioni di dialogo tra tutti gli attori economici e sociali, anche quelli consuetudinariamente meno ascoltati, sulle cose concrete da fare per rispondere meglio ai bisogni ritenuti prioritari delle persone e della collettività;
    • dalla frammentazione delle pratiche, facendo lavorare assieme i diversi settori e le diverse professioni per trovare risposte e strumenti capaci di risolvere i problemi complessi dell’agricoltura e dello sviluppo, in particolare quelli della povertà, della disoccupazione, d e l l ’ e s c l u s i o n e , d e l l a d i s c r i m i n a z i o n e , della violenza e del degrado ambientale;
    • dalla frammentazione dei finanziamenti, destinandoli non a pioggia ma a piani integrati di sviluppo territoriale di medio periodo in cui ogni settore può essere finanziato solo se opera in modo complementare e sinergico con tutti gli altri;
    • dalla dispersione delle risorse umane ed economiche, concentrando l’attenzione sulle priorità identificate discutendo tra tutti e facendo convergere verso gli obiettivi prioritari le azioni dei diversi attori per il bene comune;
    • dalla burocratizzazione, adottando procedure che evitano le barriere tradizionali tecniche e finanziarie, aiutano chi ne ha bisogno a operare in modo efficace e trasparente, consentono l’accesso alle risorse anche ai soggetti tradizionalmente esclusi e adottano metodi di valutazione rigorosa che non servono a bloccare le attività, ma ad aiutarle a essere più efficaci ed efficienti;
    • dal pericolo della sfiducia della gente nella politica, mostrando che le istituzioni possono lavorare insieme con gli attori sociali e appartengono effettivamente alla popolazione.
  9. Pensiamo che sia ormai tempo di superare la separazione tra le politiche ordinarie di sviluppo e la cooperazione internazionale e proponiamo il Sistema Mondiale di Cooperazione per lo Sviluppo dei Territori perché sappiamo che gli squilibri attuali dello sviluppo colpiscono, con le loro conseguenze di povertà, esclusione, mancato rispetto dei diritti, violenza e degrado ambientale, tutti i paesi e tutte le popolazioni del mondo. Consideriamo obsoleta l’idea dell’aiuto dei paesi ricchi a quelli più poveri, perché occorre equilibrare lo sviluppo e ridurre le diseguaglianze presenti nelle realtà locali di tutti i paesi del Sud e del Nord. Pensiamo che sia necessario rimuovere le cause degli squilibri, che si ritrovano, prevalentemente, nella cattiva amministrazione delle risorse, nei privilegi, nella competizione aggressiva per il proprio interesse anche a scapito del bene comune, nelle dinamiche di esclusione e nell’incapacità di soddisfare l’aspirazione di tutti all’uguaglianza dei diritti e delle opportunità. Perciò i protagonisti di base del Sistema Mondiale devono essere, idealmente, tutte le Collettività Locali di ogni paese, perché dovunque esistono, a vari gradi, le conseguenze negative degli squilibri dello sviluppo e perché solo il partenariato solidale tra le Collettività Locali, sostenuto a livello nazionale e internazionale, può correggere questi squilibri.
  10. Abbiamo piena coscienza che la creazione del Sistema Mondiale deve essere accompagnata da un profondo cambiamento politico e culturale basato sulla fiducia nelle capacità delle persone e delle istituzioni locali e desideriamo che questo cambiamento avvenga nei modi e nei tempi più adeguati. Ma vogliamo iniziare subito, con programmi internazionali pilota che possono essere finanziati riconvertendo parte delle risorse già destinate allo sviluppo e alla cooperazione internazionale. Questi programmi possono basarsi sul contributo di tante esperienze di successo e possono costruire progressivamente i nuovi meccanismi finanziari e operativi necessari al buon funzionamento, a regime, del Sistema Mondiale.
  11. Desideriamo utilizzare il Sistema Mondiale e i suoi programmi-pilota per aiutare le Collettività Locali del Sud e del Nord, e i loro attori pubblici, associativi e privati, a lavorare in rete per alimentare una campagna informativa e culturale che, basandosi sui buoni risultati ottenuti, serva a convincere sempre di più i politici e l’opinione pubblica che l’approccio territoriale allo sviluppo aiuta efficacemente a risolvere, a livello nazionale e globale, i drammatici problemi sociali, ambientali e migratori generati dai modelli di crescita squilibrata correnti: problemi che, ad esempio, sono la causa della fuga di centinaia di migliaia di persone dai loro paesi, e della loro richiesta di asilo e di rifugio in altri territori del pianeta.
  12. Pensiamo che le scuole, le università, i luoghi di lavoro, le associazioni e i media debbano essere attivi nella campagna culturale per il cambiamento promossa dalle attività del Sistema Mondiale.
  13. Facciamo notare che le risorse per creare il Sistema Mondiale esistono già, poiché si possono usare meglio i finanziamenti attuali dell’aiuto pubblico allo sviluppo (che ammontano a oltre 130 miliardi di dollari l’anno) e destinarli almeno in parte al Sistema Mondiale di Cooperazione per lo Sviluppo dei Territori e ai suoi programmi-pilota, che potrebbero essere avviati subito.

In conclusione noi, attori e attrici dello sviluppo territoriale, intendiamo organizzare un Gruppo Internazionale di promotori del Sistema Mondiale per lo Sviluppo dei Territori e invitiamo i Governi Nazionali e Federali, la Commissione Europea, le Nazioni Unite, Le Banche internazionali e nazionali, le Fondazioni, le Associazioni no profit e il Settore privato a farne parte. Siamo convinti che questa sia la migliore conclusione dell’Expo 2015, perché l’approccio territoriale allo sviluppo è l’unico capace di riconoscere e valorizzare il ruolo strategico della produzione, commercio e consumo di alimenti e farne la base per nutrire il pianeta.

Universitas Forum, Vol. 5, No. 1, Maggio 2016





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