Giordana - Universitas Forum, Issue 1, December 2008
PUNTI DI VISTA
I DIECI ANNI DI UN PROGRAMMA DI SVILUPPO LOCALE A CUBA:
RIFLESSIONI A MARGINE DI UN OSSERVATORE

Emanuele Giordana[*]

Dei tanti modi di raccontare un evento, un convegno, un seminario si può anche scegliere quello di un'impressione generale e di una riflessione sull'importanza - o meno - di queste grandi riunioni, sicuramente celebrative ma non per queste poco degne di significato, sia nei contenuti sia nel valore in sé che possono avere incontri internazionali tra professionisti e non (è il mio caso) della cooperazione.

Sono queste le idee che mi sono passate per la testa tra fine settembre e inizio ottobre quando sono stato invitato all'incontro sui dieci anni del Programma di Sviluppo Umano Locale (PDHL) a Cuba. Molte delle persone invitate hanno lavorato in questo programma e molte altre lo hanno seguito da paesi lontani mentre altre ancora operano con lo stesso approccio in diversi paesi dell'America Latina e non solo (c'era persino una delegazione indonesiana ed in totale 226 partecipanti provenienti da 23 paesi di quattro continenti!).
Molte di queste persone si conoscevano dunque già e pertanto il fatto di ritrovarsi potrebbe avere solo – come dicevamo - il senso di una celebrazione (il che ha comunque la sua importanza). Ma c'è un valore aggiunto?

Credo che i “festeggiamenti”, le “celebrazioni”, se non sono condotte con retorica, abbiano un forte valore simbolico - come i compleanni, se le persone che invitiamo sono vicine al nostro cuore. Aver lavorato in un programma che ha avuto una certa fortuna, e che ha ricevuto il riconoscimento del governo, degli enti locali stranieri, delle Nazioni Unite e, soprattutto, dei cittadini che ne hanno condiviso i risultati, richiede alla fine un ulteriore riconoscimento istituzionale, una formula che ne consacra in un certo senso il valore come esperienza. Ma non c'è solo questo.

Questi incontri hanno appunto il valore di mettere assieme persone, di farle incontrare “fisicamente” quando molto spesso, per ovvi motivi logistici, il rapporto è “freddamente” relazionato da fogli di progetto, rapporti di missione, contatti a distanza, e - persino - rigide norme di rendicontazione.

Lo scambio umano può essere sottovalutato o ritenuto un valore. Ma nella mia esperienza personale ho imparato a considerarlo praticamente indispensabile. Nulla può sostituire una conversazione franca e uno scambio di vedute guardandosi negli occhi. E' una sorta di processo di costruzione della fiducia molto simile a quello dei negoziati di qualsiasi genere: la gente si siede allo stesso tavolo - e pertanto si riconosce - e, in seguito, si “conosce”, la vera precondizione sia per negoziare, sia per lavorare assieme. A queste riflessioni fatte a Cuba se ne accumulavano anche molte altre perché non tutte le “celebrazioni” sono uguali.

Nello specifico c'era anche un evidente significato politico in una riunione internazionale che si tiene in un'isola che, per una parte dell'opinione pubblica mondiale, è un luogo demoniaco, e per un'altra un paradiso del socialismo. Credo che anche questo elemento, fortemente ideologico, sia stato, almeno in parte, superato dal programma locale di sviluppo umano. O almeno questo a me è parso il tentativo. La modalità dei comitati locali paritetici (a Cuba e nei paesi donatori) tende a stabilire una sorta di gemellaggio (che è un termine molto riduttivo in questo caso) che va oltre le barriere ideologiche, e per un semplice motivo.

Quando la gente si conosce, diventa chiaro che le necessità primarie sono le medesime: avere una vita dignitosa, avere accesso ai servizi per sé e i propri figli, la possibilità di esprimere un'opinione a riguardo. Quando il governo cubano ha realizzato che il PDHL era un programma che, nei suoi obiettivi finali, stabiliva percorsi di reciproca fiducia, ha abbandonato le originarie resistenze (dovute a un tradizionale atteggiamento di sospetto verso l'esterno), le relazioni si sono decuplicate e il processo decisionale delle province accettato come un valore per accrescere lo sviluppo locale ma anche, credo, per migliorare le relazioni tra Cuba e il resto del pianeta: un elemento “politico”, ma non solo, nel senso che potremmo ideologicamente attribuirgli, ovvero nel senso alto del termine “politico” che deriva dal greco polis, città, il consesso degli uomini che appartengono a una cittadinanza e che ne hanno a cuore la crescita e lo sviluppo. Ecco allora che si torna alle relazioni tra persone e al valore di questi incontri.

Oltre ai risultati concreti del programma (costruire un acquedotto, riparare una scuola), l'intera formula del PDHL (per i dettagli si veda il sito http://www.undp.org.cu/pdhl/) costruisce un sistema di relazioni che rafforza la fiducia reciproca e, addirittura, la costruisce dal nulla. Quando questo percorso ha fatto un certo cammino, diventa allora utile stabilire un “paletto” (i cinque anni del programma, i dieci anni del programma) che consolidi questa relazione.

Eccoci dunque alla “celebrazione”. Questa è almeno una delle impressioni che ho tratto da osservatore durante i miei tre giorni all'Avana come ospite dell'incontro, che mi è sembrato un ulteriore valore aggiunto del programma il cui fine ultimo in realtà, più che la costruzione dell'acquedotto e della scuola, sta nella possibilità di stabilire una relazione migliore tra cittadini e centri decisionali e, ancora, tra cittadini di una nazione e cittadini di un'altra. Così che, come si usa dire oggi, eravamo tutti un po' cubani. E anche i cubani devono essersi sentiti un po' più cittadini del mondo.


* Emanuele Giordana, giornalista, è direttore dell’associazione di giornalisti indipendenti “Lettera 22”.

Universitas Forum, Vol. 1, No. 1, December 2008





Universitas Forum is produced by the Universitas Programme of the KIP International School (Knowledge, Innovations, Policies and Territorial Practices for the UN Millennium Platform).

Site Manager: Archimede Informatica - Società Cooperativa